Antonio Dias: artista combattente
Fabio Noli 30 Ottobre 2018
Antonio Dias
Antonio Dias

 

 

Antonio Dias: artista combattente raccontato in 5 punti.

 

 

1
La giovinezza e il Brasile degli anni ’50

 

Antonio Dias è nato il 22 febbraio 1944 a Campina Grande, una città nello stato brasiliano nord-orientale di Paraíba.  Si trasferì appena quattordicenne a Rio de Janeiro, nel 1958.  Alla fine degli anni ’50 il Brasile si proiettava nel futuro, grazie all’ambizione del presidente Juscelino Kubitschek. Kubitschek aveva avviato una serie di riforme che avevano favorito lo sviluppo industriale, economico e intellettuale del Brasile. Questo importante processo di modernizzazione aveva arricchito la classe media ed era simboleggiato dalla costruzione di Brasilia, la nuova capitale del paese. A Rio, l’adolescente Dias si imbatté  nel movimento d’arte d’avanguardia, in sintonia con  la modernizzazione di quegli anni, che includevano le colorate costruzioni sospese di Hélio Oiticica e le astrazioni geometriche del Grupo Frente.
Pochi anni dopo, nel 1963, in piena guerra fredda, prendeva il potere con l’appoggio delle masse e dell’opinione pubblica il presidente João Goulart, il quale avviò la riforma agraria e quella dell’istruzione, difese i diritti sindacali dei lavoratori e in un celebre discorso per la storia del Brasile, il 13 Marzo 1964 annunciò la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere.

 

Heliò Oiticica – How to organize Delirium

2

Il golpe del ’64 e la nuova figurazione

 

 

A metà degli anni ’60,  Dias emerse come la figura principale di Nova Figuração (New Figuration), un movimento internazionale che nella pittura brasiliana utilizzava immagini audaci e grafiche per contestare la nuova giunta militare brasiliana costituitasi nel 1964 con il golpe di Humberto de Alencar Castelo Branco che aveva scalzato il presidente Goulart.Con un tratto che ricordava i disegni di un cartone animato, Dias dipingeva scene di violenza dei militari sui civili, simboli della pace, falli ed esplosioni atomiche. I tre colori rosso, bianco e nero, conferivano ai suoi dipinti un’immediato riconoscimento stilistico

 

Antonio Dias
Antonio Dias, Nota sobre a morte imprevista / Nota sulla morte imprevista – 1965.

 

3

Opinião 65 e la fuga in Europa

 

Seppur il nuovo regime militare volesse reprimere i contestatori il boom culturale e artistico degli anni ’60 era inarrestabile anche in Brasile. Dias insieme ad altri artisti della nuova figurazione come Carlos Vergara e Roberto Magalhaes, misero in piedi la leggendaria mostra Opinião 65 – esposizione polemica, ospitata al museo d’arte moderna di Rio. La mostra raccoglieva opere di artisti brasiliani ed Internazionali uniti dall’esigenza di voler esprimere il loro dissenso utilizzando una poetica che si distaccasse completamente dai loro predecessori moderni. Fondamentale in questo senso fu l’endorsement di Oiticica, uno di quei maestri da superare in senso artistico.
Dopo il grande successo di Opinião 65, Dias viene invitato ad esporre alla biennale di Parigi. Come molti artisti Brasiliani in quegli anni, Dias non tornò più in Brasile a causa dell’acuirsi del clima repressivo del regime.

 

Antonio Dias  – The Image, illusion

 

4

Milano

Antonio Dias – The complete work

 

Poco tempo dopo lascia Parigi per trasferirsi a Milano, città che vivrà e amerà fino alla fine. Qui stringe forti legami con artisti come Mario Schifano, Luciano Fabro, Alighieri Boetti e Giulio Paolini. Inizia qui anche a sperimentare altri linguaggi modificando radicalmente la propria produzione artistica, girando ad esempio film in super 8 come “The Illustration of Art I” (1971), in cui due bende incrociavano la pelle di un modello, unendo geometrie, astrazione e body art.

 

5

Il rifiuto della Pop Art

 

Negli ultimi anni, alcuni storici dell’arte che lavoravano sulla storia dell’arte globale degli anni ’60 hanno collocato le prime opere di Antonio Dias nel grande calderone mondiale della pop art. Nel 2015, alcuni suoi dipinto sono apparsi in “International Pop”, una mostra che ha aperto al Walker Art Center di Minneapolis e successivamente ha viaggiato a Philadelphia e Dallas, così come in “The World Goes Pop”, alla Tate Modern di Londra. Vi sono stati alcuni che hanno definito il movimento di giovani artisti della Nova Figuração come la Brasilian Pop Art. Eppure l’arte selvaggia degli anni ’60 di Dias, cruda e spesso selvaggia, sedeva a disagio accanto alle scatolette di zuppa di Andy Warhol o ai fumetti di Roy Lichtenstein. In una recente intervista per celebrare i 50 anni di Opinião 65 spiegava come:

La mia arte non aveva nulla di Pop. L’arte  è un campo d’azione che divide i pensieri e ti obbliga a prendere una posizione. Nel mio caso è sempre stato un tentativo di auto-affermazione. L’arte negli anni ’60 per me è stato come partecipare alla guerrilla.”

 

Antonio Dias – Monument to the memory,

 

Come Casa d’Aste, vogliamo ricordare la memoria dell’ artista scomparso quest’estate 2018.
Michela Scotti, Specialista del dipartimento di Arte Moderna di Cambi e amica di Dias scrive:

Anywhere is my land…la mia terra è ovunque..Antonio Dias, artista brasiliano ma cittadino del mondo, è scomparso ai primi di agosto del 2018 all’età di 74 anni.
Con lui se n’è andato uno degli ultimi artisti di quella generazione ribelle e anticonformista, trasgressiva e generosa, impegnata in un’arte militante e senza frontiere,nata nei primissimi anni ’40. Una generazione portatrice di contenuti e poetiche nuove, volte alla sperimentazione e ad un “fare arte” , senza più confini di linguaggio o modalità espressive prestabilite. Suoi compagni di strada e amici, alcuni fraterni, sono stati Mario Schifano, Alighiero Boetti, Dadamaino, Marina Abramovich, Jannis Kounellis…
Era approdato a Milano alla fine degli anni ’60dove aveva deciso di abitare, e usare come base, per muoversi in tutta Europa. Ma tornava sempre in Brasile, suo paese natale, per attingere forza dalle profondità terrestri, ctonie, di questo paese ricco di colori e di forti emozioni. Nelle sue case di Rio o di Milano, potevi incontrare curatori di musei da tutto il mondo, protagonisti importanti del mondo dell’arte e dello spettacolo, o semplici amici a lui cari che lo amavano e stimavano per quello che era, per i suoi sentimenti profondi, per la sua capacità di analisi della realtà e del mondo che lo circondava, per la profonda ironia trasferita spesso nel suo lavoro di artista, per i suoi consigli.
Negli ultimi quindici anni la sua fama era aumentata e molti musei importanti avevano acquistato le sue opere: tra questi il MOMA di New York, il Ludwig Museum, la Tate Gallery, la Daros Collection di Zurigo e molte fondazioni dell’America Latina.
Se n’è andato in silenzio, lontano dalla sua Milano che tanto amava ma che sempre lo ricorderà per la sua umanità, gentilezza e per il suo impegno di artista.
E’ stato per me un grande e insostituibile amico e come responsabile del Dipartimento di Arte Moderna di Cambia Milanosono stata onorata e felice di aver dato un piccolo contributo,segnando il record europeoper la vendita di una sua opera.
Ciao Antonio ci mancherai.
Michela Scotti
Fabio Noli