Antonio Santagata | Le memorie della guerra
Fabio Noli 15 Aprile 2019

Cambi presenta un’importante mostra dedicata alla pittura muraria del ventennio al palazzo reale di Genova.

 

 

antonio santagata

 

 

Cambi è lieta e orgogliosa di presentare, in collaborazione con la Wolfsoniana e Palazzo Reale di Genova, la mostra Le memorie della Guerra,  disegni di Antonio Santagata. Dopo le fortunate esposizioni di Miami e Firenze, la mostra dedicata all’opera di Santagata fortemente voluta da Marcello Cambi sbarca a Genova nella splendida cornice di Palazzo Reale, dal 19 Aprile all’8 Settembre.

 

 

 

 

Antonio Santagata

La vita

 

Nel contesto delle ricerche figurative del Novecento ispirate dalla memoria della Grande Guerra, la rappresentazione degli eventi bellici proposta dal pittore Antonio Giuseppe Santagata (Genova 1888 – Mulinetti 1985) nei suoi cicli decorativi per le Case dei Mutilati e per altri edifici istituzionali si caratterizzò per una spettacolare resa espressiva, che si ritrova anche nell’incisivo impianto compositivo e nelle eccezionali dimensioni dei suoi cartoni preparatori.
Santagata nasce a Genova nel 1888 e come molti altri giovani partì volontario per il primo conflitto bellico dove fu ferito gravemente durante un attacco sul Sabotino. Grazie alla sua amicizia con Carlo Delcroix, presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, venne coinvolto nella decorazione delle principali Case del Mutilato, diventando così uno tra i principali protagonisti di quella grande stagione murale che contrassegnò la ricerca artistica italiana tra le due guerre e di cui si presentano in mostra alcuni significative testimonianze, attraverso le opere di Duilio Cambellotti, Ferruccio Ferrazzi, Achille Funi e Publio Morbiducci.

 

 

 

antonio santagata

 

 

Iscrittosi intorno ai vent’anni ai corsi dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Santagata proseguì la sua formazione artistica a Roma dove, giunto come borsista del pensionato artistico Duchessa di Galliera, frequentò la scuola libera del nudo di Villa Medici. Ospitato presso Villa Massimo in un alloggio messo a disposizione dall’ANMIG, l’artista intensificò in questo periodo il suo rapporto con Delcroix che gli affidò una serie di importanti commissioni pubbliche, a cominciare dalla Casa Madre dei Mutilati di Roma, dove intervenne in fasi successive tra il 1928 e il 1938. Seguirono le altrettanto importanti decorazioni murali per le Case dei Mutilati di Genova (1938), Palermo (1939) e Milano (1942).

 

 

 

 

 

L’opera che consacrò la sua fama nel campo della pittura murale fu nel 1940 il grande affresco La vita eroica di Antonio Locatelli nella Casa Littoria di Bergamo. Significativi furono pure il suo fregio, andato distrutto, per il Collegio IV Novembre di Ostia (1936) e i suoi mosaici nel tribunale civile del Palazzo di Giustizia di Milano (1939).

Rientrato nel 1943 in Liguria a Mulinetti, dove risiedette sino alla morte, Santagata ritornò a dedicarsi alla pittura da cavalletto, continuando tuttavia la sua attività nel campo della decorazione murale, come attestato dall’affresco nel palazzo della società Eridania di Genova (1951) e dai cicli decorativi di carattere religioso nella basilica Regina Apostolorum di Roma (1951-1954), nell’Ospedale Galliera (1958-1959) e nel Santuario di Nostra Signora della Guardia (1963- 1967) a Genova e, infine, nella cattedrale di Recco (1967-1977).

 

 

La vita eroica di Antonio Locatelli

 

La stagione muraria degli anni ’30

 

 

L’intensa attività di decorazione pittorica svolta da Santagata, principalmente per le sedi dell’ANMIG, si colloca di pieno diritto nel contesto della grande stagione della pittura murale italiana degli anni trenta. Il suo impegno in questo ambito precede anzi, con gli affreschi per il Salone delle Adunate della Casa Madre dei Mutilati di Roma, l’affermazione di questa tendenza, la cui formulazione teorica fu sancita nel dicembre del 1933 dalla pubblicazione del Manifesto della pittura murale, sottoscritto da Mario Sironi, Carlo Carrà, Massimo Campigli e Achille Funi. Quest’ultimo, in particolare, fu spesso impegnato, nel corso del decennio, nella realizzazione di decorazioni murali in Italia e in Libia e nel 1939 fu per lui istituita la cattedra di affresco all’Accademia di Brera.

 

 

 

 

Nonostante la sua cospicua produzione nell’ambito della pittura murale, Santagata fu tuttavia escluso dai due tra i più importanti programmi pubblici dell’epoca: l’allestimento inaugurale della V Triennale di Milano del 1933 nel nuovo Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio e la costruzione del quartiere fieristico alle porte di Roma per l’Esposizione Universale del 1942, evento al quale fanno riferimento i bozzetti con cui Alberto Salietti, segretario del Comitato Direttivo del Novecento Italiano e assiduo frequentatore della Riviera ligure, partecipò al concorso per la decorazione in mosaico nel Salone del Palazzo dei ricevimenti e congressi.

 

 

 

 

 

Per la sua attività pittorica Santagata ricevette comunque numerose attestazioni di solidarietà da parte di diversi artisti del suo tempo: dal futurista Gerardo Dottori, autore nel 1932 di un’elogiativa recensione dei suoi dipinti nella Casa Madre, a Ferruccio Ferrazzi che – lui stesso artefice di importanti cicli decorativi, come quello per il Mausoleo Ottolenghi di Acqui Terme progettato da Marcello Piacentini (1927- 1928) – riconobbe nella sua opera il valore eterno della pittura murale. Nel corso dei suoi interventi per le sedi dell’ANMIG Santagata ebbe inoltre modo di confrontarsi e di stringere rapporti di amicizia e collaborazione con molti altri artisti: tra essi lo scultore Adolfo Wildt, che nel 1926 lo invitò alla seconda mostra del Novecento Italiano a Milano, e Publio Morbiducci del quale, autore delle formelle bronzee per le porte laterali del salone della Casa Madre, si presentano in mostra quattro disegni con panoplie, afferenti al ciclo decorativo per il Palazzo del Governo di Forlì (1937 circa).

 

La mostra sarà aperta al pubblico da venerdì 19 Aprile a domenica 8 Settembre, presso il Palazzo Reale di Genova – Teatro del Falcone.
Per maggiori informazioni sulla mostra visitate il sito di Palazzo Reale 

Fabio Noli