Il vasellame da “pompa” o da “parata”, in materiali preziosi come argento o addirittura oro, deriva da brocche e bacili presenti nei grandi banchetti medievali e rinascimentali. Brocche e bacili erano usati dai commensali per detergersi le mani e le dita tra una portata e l’altra vista l’assenza, in quei tempi, di posateria ad uso personale.
Con l’avvento delle posate individuali cessa la necessità pratica di simili oggetti e il vasellame cambia funzione assumendo un ruolo di «palese manifestazione di ricchezza» 1. La definizione “da pompa” è dovuta al fatto che veniva utilizzata ad pompam vel ostentationem, ovvero come simbolo della ricchezza e della potenza del suo possessore. Vasi, piatti, brocche furono collocati in modo frontale su apposite credenze mostrando agli ospiti, con la loro magnificenza, lo sfarzo e la ricchezza di chi li possedeva.
È soprattutto nel XVII e XVIII secolo che simili preziosi manufatti assumeranno massima diffusione e importanza in tutte le corti europee. Piatti barocchi tondi o ovali, dalle larghe tese riccamente decorate a motivi floreali e sbalzati con raffigurazioni allegoriche e mitologiche oppure sapientemente cesellati con stemmi, blasoni o monogrammi, faranno mostra di sé in feste e banchetti. Oggetti quindi privi di necessità pratica, dall’intento celebrativo, creati in funzione della loro bellezza e preziosità, capaci, con il loro sfavillante bagliore, di suscitare stupore e ammirazione in chi li guardava.
È per tali motivi che questi rari e preziosi manufatti sono da considerare, per loro stessa origine e natura, tra le opere più evocative e significative nel settore dell’argenteria antica ad uso profano.
1 Farida Simonetti, Apparati non da gentiluomini ma da gran re, in F. Broggero e F. Simonetti, Argenti genovesi da parata. Tra Cinque e Seicento, Umberto Allemandi, Torino 1991, p. 64.