Casa di Fantasia: una pietra miliare nell’opera di Gio Ponti
Fabio Noli 8 Marzo 2019

 

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La casa di Fantasia

 

“Ho risolto il piccolo alloggio con un gioco reversibile di infilate e di vedute per il quale guardando dalla sala verso la camera da letto, attraverso porte e vetrine, tutto appare prevalentemente in radica ferrarese composta ‘alla Ponti’ (fantasia naturale) e guardando alla rovescia (dalla camera da letto verso la sala) tutto appare stampato da Fornasetti. I colori? Una moquette gialla copre tutti i pavimenti e su questa ‘nota tenuta’ si contrappuntano in unità tutti i giochi di colore delle parti stampate e dei disegni”. Scrive Gio Ponti sulla rivista Domus nel 1951, lo stesso anno in cui finì la progettazione degli interni dell’appartamento Casa Lucano, poi ridefinita nel titolo dell’articolo,  Casa di Fantasia.
L’appartamento nel centro di Milano, diverrà una delle opere più importanti del geniale designer, successo dovuto anche alla collaborazione e alla sinergia dell’architetto con grandi artisti e maestri artigiani del calibro di Piero Fornasetti, Giordano Chiesa, Edina Altara, Fausto Melotti.

 

Casa di Fantasia
Casa Lucano – 1951. Courtesy of Salvatore Licitra. © Gio Ponti Archives.

 

Tra queste, fondamentale per Ponti è stata sopratutto la collaborazione con Piero Fornasetti; L’architetto milanese ebbe un periodo di vera e propria passione per il lavoro di Fornasetti, che come ogni passione fu intensa ma breve, e si concretizzò nelle collaborazioni di Casa Ceccato, Casa Licitra, gli interni del Casinò di Sanremo, gli uffici Vembi Burroughs e il negozio Dulciora a Milano. Ponti vide nel lavoro di Fornasetti lo strumento ideale per ricreare una sistematica de-materializzazione dei volumi e, tornando a Casa Lucano, la creazione di un ambiente irreale e teatrale.

 

Casa di Fantasia
Casa Lucano – 1951. Courtesy of Salvatore Licitra. © Gio Ponti Archives.

 

“Ci sono due caratteristiche da considerare per capire questo lavoro di Gio Ponti” scrive per la stesura del catalogo Salvatore Licitra, nipote del designer e creatore e curatore dell’archivio Ponti. “l’uso dello spazio come fosse un palcoscenico teatrale e l’utilizzo delle superfici come espressione  magica e irreale, aspetto considerato fondamentale da Ponti in architettura. In Casa Lucano troviamo già gli aspetti fondamentali che riutilizzò per la creazione della propria abitazione di Via Dezza, progettata nel 1957: ovvero, un unico spazio versatile in cui si presentavano una serie di quelle che Ponti definiva infilate ottiche attraverso le varie stanze, che trasformavano la casa in un palcoscenico in cui si rappresentava la vita dei suoi inquilini. Ed è proprio il ruolo centrale delle persone che abitano la casa e conferiscono il valore allo spazio, che divenne un concetto fondamentale per il lavoro di Ponti nel secondo dopoguerra.

 

Casa di Fantasia
Casa Lucano – 1951. Courtesy of Salvatore Licitra. © Gio Ponti Archives.

 

Il secondo aspetto fondamentale è l’idea di irrealtà, che in questo contesto sono le decorazioni di Fornasetti che creano la percezione degli spazi. La combinazione visiva dei muri dipinti in noce alla maniera di Ponti e  dei pannelli decorati di Fornasetti creano una de-materializzazione dei volumi. Per citare lo stesso Ponti: “Cosa mi dà Fornasetti? In un prodigioso esperimento creativo, mi dà la possibilità di ottenere una combinazione unica di luce e poeticità tramite le sue decorazioni.”

 

L’asta: Casa di Fantasia

 

 

Tutta l’asta Casa di Fantasia è composta da pezzi di eccezionale valore. Per citare solo alcuni dei lotti che saranno esitati nella sede londinese di Phillips, la coppia di sedie con struttura in legno laccato e le decorazione con decalcomanie di Fornasetti, è particolarmente interessante perché la stessa impostazione del sedile e dello schienale verrà in seguito ripresi per il famoso modello Superleggera.

 

coppia di sedie e Cabinet a muro

 

Il Cabinet a muro retro illuminato con torre e re, è uno dei pezzi trasformisti cari a Ponti, soprattutto nella sua produzione degli anni Cinquanta. Un’anta (con una faccia laccata di bianco e l’altra di palissandro) chiude l’una o l’altra parte del mobile cambiandone l’aspetto.

 

mobile bar

 

Il mobile bar, che faceva parte dello studio-salotto è stampato ad etichette all’esterno e all’interno a calkigrammi di ricette di cocktails, scritti in forma di bottiglie e di bicchieri. Estremamente caratteristici e rari sono gli oggetti in ceramica come le grandi statuette del Re e della regina, le due sculture a forma di pistole, e la lampada da parete con Mano e decoro floreale.

 

 

 

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Fabio Noli