6 artisti iconici della Milano degli anni ’90
Fabio Noli 24 Febbraio 2020

Milano anni ’90, un esposizione di un nucleo di autori dalla collezione Stellatelli

 

Collezione Stellatelli
Antonio Stellatelli ritratto da Velasco Vitali

 

“Il Novecento è ormai quasi scomparso. Non a caso a Milano gli hanno dedicato un Museo. Non potevo accettare di sentirmi una specie di custode del passato. Per me collezionare è sempre stato un modo per entrare in relazione profonda non solo con le opere ma anche con gli artisti.”

Così Antonio Stellatelli rispondeva a Marina Pizziolo nell’intervista che apriva il volume Delle Dissonanze dedicato alla sua seconda collezione. Seconda perché nata sulle ceneri della prima quella dedicata al gruppo di Corrente e che era stata esposta in varie occasioni, da Ferrara a Palazzo dei Diamanti a Milano al Museo della Permanente. Le origini del collezionista Stellatelli risalgono alla fine degli anni 40.

“Nel 1939 mio padre fu nominato responsabile della Capitaneria di Porto di Savona, così dalla Puglia ci ritrovammo in Liguria. E io, con la bicicletta, andavo in spiaggia ad Albisola. Lì venni In contatto con Jorn, Lam, Sassu, Fontana, Fabbri…. In quel momento potevo permettermi di comprare solo la ceramica: così il primo pezzo che acquistai fu un Luigi Broggini. Mi sarebbe piaciuto un Fontana ma mi accontentai. Quando fui assunto alla Olivetti iniziai ad avere una certa disponibilità. Lavorando a Milano nel palazzo della Rinascente in Piazza Duomo, la sera uscivo e facevo il giro delle gallerie.”

Così nacque la collezione e l’amicizia con Guttuso, Vedova, Morlotti. Poi nel 1998 la svolta. Venuta meno la presenza trascinante di questi maestri, in pratica era venuta meno l’essenza, la reciprocità intrinseca al mio collezionare arte. E cosi all’alba del nuovo millennio in una fase della vita in cui la maggior parte delle persone si dedicano alle nostalgie del passato Stellatelli riparte. Lo stimolo lo trova in una nuova generazione di artisti che ha cominciato a muovere i primi passi nella Milano degli anni ’90. Frangi, Papetti, Petrus, Pignatelli e Velasco vivono insieme l’esperienza dell’Officina Milanese. Nello stesso momento e nella stessa città comincia la sua ricerca artistica Marco Cingolani. Questo insieme di esperienze contribuiranno a mettere Milano al centro del rinnovamento dell’esperienza pittorica che si sviluppa in quegli anni nel mondo dell’arte. Stellatelli li incontra, li conosce, se ne innamora e comincia a sostenerli. Diventeranno la parte centrale di una collezione che arriverà a contare più di quattrocento opere e che come la prima verrà celebrata con pubblicazioni ed esposizioni.

 

1
Marco Cingolani

 

Enea salva Anchise, 2001 olio su tela, cm 290×300

 

 

Marco Cingolani nasce a Como nel 1961 e si trasferisce a Milano giovanissimo, nel 1978. Inizia a frequentare l’ambiente creativo underground, in cui l’arte si mischiava con la moda e la musica punk. In quegli anni si stava formalizzando a Milano una nuova sensibilità artistica le cui radici non affondavano più nella storia dell’arte e nella citazione ma praticava la manipolazione critica della realtà e delle sua comunicazione attraverso i mass media. L’immagine veniva decontestualizzata, sottratta all’uso del senso comune, stravolta radicalmente, quasi schernita. Il lavoro di Marco Cingolani, sin dagli esordi, ha sempre cercato di annullare il potere normativo delle immagini mediatiche, sottoponendole alla cura radicale dell’artista, certo che l’arte offra un punto di vista decisivo per l’interpretazione del mondo. In questo contesto sono nati, ad esempio, i quadri delle Interviste, dove personaggi famosi per la loro riservatezza venivano sommersi dai microfoni. Dopo le importanti mostre antologiche a lui dedicate nel 2002 presso prestigiose istituzioni pubbliche quali Palazzo Strozzi a Firenze e Promotrice delle Belle Arti di Torino, nel 2007 Cingolani riceve un’ulteriore consacrazione: la Galleria Emilio Mazzoli ospita la mostra dal titolo “Di che colore sono?” in cui vengono presentate le riflessioni pittoriche sul colore del Potere e dei suoi travestimenti.

 

2
Giovanni Frangi

 

Fondo del mare, 2006 olio su tela, cm 240×200

 

Giovanni Frangi nasce a Milano nel 1959; vive e lavora a Milano. Dopo essersi diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera, esordisce nel 1983 in una mostra alla Rotonda della Besana a Milano Giovani pittori e scultori italiani, cui segue, nello stesso anno, la prima personale alla Bussola di Torino. Del 1986 l’esposizione alla Galleria Bergamini di Milano: il catalogo contiene un testo di Achille Bonito Oliva. Alla fine degli anni Novanta Giovanni Frangi è tra i quattro protagonisti dell’Officina Milanese, gruppo formatosi intorno al critico Alessandro Riva, insieme a Marco Petrus, Luca Pignatelli e Velasco. Seguono numerose personali in Italia e all’estero fra cui, solo per ricordarne alcune, La fuga di Renzo, nella Sala del Cenacolo alla Camera dei Deputati (Roma, 1998) in seguito alla vittoria del Premio per la XII Quadriennale di Roma; Paintings and Papers 1999-2001 da J.J.Brookings Gallery ( San Francisco, 2001), Twelve Months Pictures da Ruth Bachfofner (Los Angeles, 2001), Take-off, alla Galleria dello Scudo (Verona, 2004), View-Master alla Galleria Poggiali e Forconi (Firenze, 2006);

 

3
Alessandro Papetti

 

Collezione Stellatelli
Periferia, 2005 olio su tela, cm 164×205

 

Alessandro Papetti è nato a Milano nel 1958, dove vive e lavora. Ha esposto i suoi lavori in importanti fiere dell’arte internazionali e collaborato con numerose gallerie in Italia e all’estero. Dal 1995 al 2000 lavora tra Milano e Parigi. Tra le sue mostre in spazi pubblici e museali ricordiamo: sul tema dell’archeologia industriale la mostra presso i Musei Civici di Villa Manzoni di Lecco nel 1996. Nello stesso anno, la forza dell’immagine, La pittura del realismo in Europa, tenutasi al Martin-Gropius Bau di Berlino così come la mostra Sui Generis al PAC di Milano, curata da Alessandro Riva. Tra il 2003 e il 2004 viene invitato a partecipare a numerose rassegne museali come la mostra dedicata a Testori a Palazzo Reale di Milano e la mostra La ricerca dell’identità curata da Vittorio Sgarbi ed esposta in diversi spazi pubblici in Italia. Nel 2005 la fondazione Mudima gli dedica una prima retrospettiva dal titolo Il disagio della pittura. Nel 2007 nel Musée des Années 30 di Parigi, in una mostra dal titolo Île Seguin espone una serie di dipinti dedicati agli ex stabilimenti della Renault. Sempre nel 2007 V.Sgarbi lo invita a partecipare alla mostra di Palazzo Reale di Milano Arte Italiana, 1968-2007. A settembre 2009, Palazzo Reale di Milano ospita la sua personale Il ciclo del tempo curata da Achille Bonito Oliva. Nel 2010, l’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo ospita la prima personale dell’artista in Giappone, dal titolo Spazi dinamici. Nello stesso anno, Villa Manin di Codroipo realizza la personale Occhi e lune a cura di Marco Goldin, in concomitanza con la retrospettiva dedicata a Edvard Munch. Nel 2011 espone al Padiglione Italia della Biennale d’Arte di Venezia L’arte non è cosa nostra a cura di Vittorio Sgarbi e al Padiglione della Repubblica di Cuba. Del 2012 è la personale al Museo dell’Architettura di Mosca Le fabbriche dell’utopia. Nel 2014 Luca Beatrice cura la mostra a Palazzo Penna di Perugia La pelle attraverso. A novembre del 2015 presenta il risultato di una nuova ricerca pittorica a Roma presso l’Istituto Centrale per la Grafica di Palazzo Poli, dal titolo Io abito qui. In catalogo i testi di massimo Recalcati, Pia Capelli e Fabio Fiorani. Nel 2016 viene girato per Sky Arte un documentario sulla sua attività. Nel 2017 espone al museo Marca la personale Paesagginterni, a cura di Marco Bazzini. In occasione di Miart 2018 è stata esposta un’anteprima della grande installazione pittorica Paesaggiointerno. L’opera completa entrata nelle collezioni di Intesa Sanpaolo sarà esposta nei palazzi storici di Gallerie d’Italia. Nel novembre 2018 si tiene a Londra, presso la Galleria Everard Read London la mostra Alessandro Papetti e Aron Demetz.

 

 

4
Marco Petrus

 

Collezione Stellatelli
Interno, 1997 olio su tela, cm 150×100

 

Marco Petrus è nato a Rimini nel 1960 ma fin dalla prima infanzia vive con la famiglia a Milano. Figlio d’arte, il suo esordio artistico avviene nel 1991 con una personale allo Spazio Noa di Milano. Due anni dopo, al Centro Arte San Fedele propone “la raffigurazione di brevi spazi, specie interni, colti con diligente finezza nei loro particolari concreti, ma trasfigurati misteriosamente da una speciale qualità di lettura” (Rossana Bossaglia), che diventerà la sua cifra stilistica. Petrus ha tenuto numerose mostre personali, tra cui quella al Palazzo delle Stelline nel 2003, e ha partecipato a esposizioni collettive in Italia, come a “Arte Italiana 1968-2007 – Pittura”, ideata da Vittorio Sgarbi per Palazzo Reale a Milano, e all’estero, fra cui l’importante rassegna collettiva Italiana realizzata allo Shanghai Art Museum e a “The New Italian Art Scene” presso il TFAM, Taipei Fine Arts Museum. Negli anni Novanta Marco Petrus, con Giovanni Frangi, Luca Pignatelli e Velasco, è stato protagonista di Officina milanese, gruppo formato dal critico Alessandro Riva, e nel 2003 ha preso parte al progetto “Italian Factory. La nuova scena artistica italiana”, tra gli eventi collaterali della 50.ma Biennale di Venezia, a Strasburgo. Per le celebrazioni del Columbus Day a New York, inoltre, nel 2005, ha espletato, su commissione del Comune di Milano, il progetto Milano “Upsidedown”, un percorso di quadri in diverse location newyorkesi tra cui all’Istituto Italiano di Cultura, dove si è tenuta una sua mostra. “Trieste al centro” nel 2009 è stata un’altra sua importante personale al Salone degli Incanti dell’ex Pescheria di Trieste, a cura di Luca Beatrice.

 

 

5
Luca Pignatelli

 

Collezione Stellatelli
Treno, 2000
tecnica mista su canapa, cm 300×440

 

Luca Pignatelli nasce il 22 giugno 1962 a Milano. Figlio d’arte, completati gli studi superiori si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano nel 1981. Frequenta i corsi di composizione architettonica, in quegli anni segnati dalle intuizioni di Aldo Rossi e dall’idea della crescita sedimentaria della storia che per Pignatelli assumerà poi nei riguardi della pittura un rapporto particolare, legato alla ricerca sul tempo e sulla memoria. Pittore in grado di affrontare la sfida delle grandi dimensioni, Pignatelli lavora di norma su supporti anomali, recuperati, e già di per sé pittorici: teloni di canapa, legni, ferri, carte assemblate e tessuti, sui quali interviene sovrapponendo la propria selezione di immagini, icone della memoria collettiva, tratte da una sorta di repertorio universalmente noto. Alla fine degli anni Novanta Luca Pignatelli è tra i quattro protagonisti dell’Officina Milanese, gruppo formatosi intorno al critico Alessandro Riva, insieme a Giovanni Frangi, Marco Petrus e Velasco.

 

 

6
Velasco Vitali

 

Modica, 2005 olio su tela, cm 50×50

 

Velasco Vitali è nato nel 1960 a Bellano. La sua attività, partita dal disegno e dalla grafica, si rivolge presto verso la pittura e si è recentemente aperto alla scultura. Dopo aver vinto il Premio San Fedele Incisione Giovani 1983, l’anno successivo è invitato da Giovanni Testori alla Rotonda della Besana di Milano per la mostra Artisti e Scrittori. Inizia così un importante rapporto di stima e lavoro che porterà Velasco a illustrare Il dio di Roserio, opera testoriana pubblicata nel 1994. È sempre Testori a chiamare Vittorio Sgarbi come giovane curatore nella prima personale milanese di Velasco dedicata a disegni e dipinti (1986). Continuo, nella ricerca artistica di Velasco, l’interesse per il ritratto, che trova affermazioni in mostre personali e collettive. Legatosi alla fine degli anni Novanta al gruppo dell’Officina Milanese, si registra nella produzione di Velasco un’inversione di interesse contenutistico: la pittura continua a essere protagonista, Velasco “scopre” il Sud, attraverso la Sicilia. In questa nuova luce nascono: Isolitudine, con la presentazione di Ferdinando Scianna del 2000 e, nel 2003, MIXtura, progetto dedicato alle opere su carta, con la collaborazione di Franco Battiato. Sempre nel 2003 Velasco partecipa al progetto Italian Factory . Nello stesso anno raccoglie la serie delle vele in una monografia curata da Fabrizio Dentice per i tipi Zanussi/Rex, con i quali nel 2002 aveva progettato e dato alle stampe, Fotogrammi (con luce elettrica), in collaborazione con Pino Corrias. Nel 2004 Electa pubblica Velasco 20, una monografia sui primi vent’anni di lavoro dell’artista con un contributo critico-filosofico di Giulio Giorello. Extramoenia è il progetto che Velasco costruisce intorno alle immagini di città dipinte con un’apertura verso la scultura. Nel 2006 presenta a Milano Tana: un progetto ideato per il sottopalco del CRT, Teatro dell’Arte. Partecipa alla II Biennale d’Arte Contemporanea di Pechino e alla collettiva “Pittura Italiana” (1968- 2007) a Palazzo Reale di Milano. A fine anno una grande installazione di Velasco è esposta nella collettiva Ultime Cene alle Stelline di Milano.

 

 

Milano anni ’90, sei artisti della collezione Stellatelli, sarà visibile nella sede milanese di Cambi in Via San Marco 22, dal 26 Febbraio al 5 Marzo con gli orari 9.00 – 13.00 | 14.00 – 18.00

Fabio Noli