Il 16 marzo nella sede del Castello Mackenzie, andrà in scena l’asta dedicata ad un’importante raccolta di dipinti del XIX-XX secolo di un appassionato collezionista genovese. Andiamo alla scoperta di alcuni delle opere più interessanti.
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Cesare Viazzi
Il Mezzaro
Dipinto di grande successo dell’autore poco più che trentenne, è noto come Il mezzaro, termine usato per definire un grande scialle decorato a motivi floreali, tipicamente genovese, usato sia in abbigliamento che in arredamento. La morbidezza con cui viene resa la stoffa, la precisione della resa pittorica dei motivi del mezzaro, la tavolozza precisa e ricca, danno risalto alla lettura introspettiva della pensierosa ragazzina che con un gesto semplice coinvolge e cattura l’attenzione dello spettatore. La costruttività disegnativa e la complessità con cui l’autore delinea le mani che si appoggiano alle pieghe del mezzaro racchiudendolo come scialle, mette in risalto il virtuosismo pittorico e la sensibilità dell’artista. L’opera appartiene al periodo verista giovanile, prima del suo incarico come professore all’Accademia Ligustica di Belle Arti nel 1893. Giovanni Grasso, citando questa opera nel catalogo della mostra di Alessandria, la inserisce nella produzione delle opere di Viazzi “venate da una serie di allusioni e complessi rimandi culturali che finiscono con il distaccarle fortemente dai consueti schemi reali e brutali di tanta arte ottocentesca”.
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SCUOLA GENOVESE DELLA SECONDA METÀ DEL XIX SECOLO
L’entrata del porto di Savona

Il punto di vista da cui è colta la veduta è il porto di Savona con il convento domenicano di San Giacomo, il Lazzaretto e il borgo di Albisola, riconoscibile per il campanile di N.S. della Concordia. Il dipinto condivide diverse suggestioni con il Porto di Savona che Tammar Luxoro (1825-1899) propose alla XV Esposizione della Promotrice di Belle Arti del 1866 e oggi è conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Genova. Entrambe le vedute scelgono come primo piano le palificazioni, gli scogli e il faro del porto di Savona con il passaggio di alcune scialuppe e di imbarcazioni recanti il tricolore, un omaggio alla recente unità d’Italia altre volte presente nelle tele di Luxoro. Il piroscafo a pale tradisce la volontà dell’autore di voler collocare la propria opera nella contemporaneità, di far dialogare la fusione atmosferica della veduta tradizionale con la modernità della nuova imbarcazione che irrompe prepotentemente nell’ambiente naturale
3
GIUSEPPE AMISANI
Ritratto femminile, 1914 ca.
Il giovane artista a Brera frequenta autori come Gola e Tallone. Acquista successivamente notorietà nel periodo della Belle Epoque, dipingendo ritratti femminili dalla spiccata sensualità, in maniera personale ma con un forte riferimento ai lavori di Boldini. La seduzione, come vediamo in questa opera, diventa tema chiave della sua pittura, creando personaggi che richiamano l’occhio dello spettatore portandolo dentro il dipinto La nostra opera può essere messa in stretta relazione con il Ritratto femminile, firmato e datato 1914
4
GIACOMO BALLA
Alì, Balfiore e Natura viva

Le scelte artistiche di Giacomo Balla, sempre originali, complesse e eterogenee, impediscono di ricondurre il suo linguaggio ad un’unica modalità anche all’interno di un singolo periodo. Espressioni diverse si affiancano nell’arco di pochi mesi. Per esempio il 1921 vede impegnato l’artista nella decorazione e nell’arredamento del Bal Tik-Tak, la sala da ballo di Roma in stile futurista le cui pareti stesse del locale vengono frammentate a riprodurre il frenetico ritmo della musica. Lo stesso anno Balla realizza Valle Giulia (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) dove ritrae le due figlie, Elica e Luce in un assolato paesaggio romano fedelmente descritto (cfr. Giacomo Balla. Dal Futurismo astratto al Futurismo iconico, catalogo della mostra di Palazzo Merulana a Roma, a cura di F. Benzi, Modena, 2019).

Nell’arco degli anni venti prendono infatti concretezza i propositi di ricostruzione futurista dell’universo, partendo dagli ambienti destinati allo svago del Bal Tik-Tak per chiudersi con la realizzazione nel 1929 del proprio appartamento di via Oslavia 39, più nota come Casa Balla. Qui la stessa vita quotidiana è reinterpretata a fondo: l’artista creatore ripensa gli elementi dello spazio intorno a se per riappropriarsene. La scelta di rinominare gli oggetti con il proprio nome è una ulteriore sottolineatura della propria paternità creativa. Lo studio Balfiore – Motivo per mattonella qui esposto ne è un esempio: concepita secondo i principi del Manifesto della Ricostruzione Futurista (1915), viene realizzata intorno alla metà degli anni ’20.
Nel clima di Casa Balla, fatto di ricerca artistica e di intensi affetti familiari, si intrecciano realismo e futurismo, come nel celebre Autocaffè (Firenze, Uffizi) in cui Balla si ritrae con analitica precisione mentre sorseggia una tazza di caffè sullo sfondo di una delle sue composizioni futuriste.

Frequentatore dell’appartamento sembra che fosse anche Alì, come ricorda la figlia Elica, un uomo di origine Somala ritratto nel 1934 per essere esposto alla Seconda Mostra Internazionale d’Arte Coloniale di Napoli del 1934-1935.
Lo spirito anticonformista e giocoso di Balla si riflette anche nello studio di frutti del 1949 in cui la capacità demiurgica del pittore si spinge a ricreare non una natura morta, bensì ‘viva’.
Le figlie Elica e Luce ripropongono anch’esse i temi propri della ricerca artistica del padre, quali la velocità, tagli compositivi arditi, punti di vista originali e capacità ritrattistica: con due opere a pastello la cui singolarità di formato più che un omaggio all’eredità culturale è una naturale sbocco dell’educazione di una vita.
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Plinio Nomellini (1883-1917)
Ritorno dai campi

Plinio Nomellini si trasferì a Firenze nel 1919, in un’abitazione a Poggio Imperiale. A partire da quella data il segno colorato della sua pennellata stravolge i soggetti e le sue composizioni fondono in un tutt’uno figure e movimento. Così in quest’acquarello, come in molte opere riferibili agli anni ’20, la celebrazione del rapporto con la terra si trasforma in un’onda il cui dinamismo avvolge uomini e paesaggio.
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