Annalisa Rosso e Francesco Mainardi dell’agenzia creativa Mr Lawrance, partner di Cambi nel progetto, raccontano come è nato Design Loves Milano

Nei primi giorni di lockdown a Milano, con l’emergenza Covid-19 ormai esplosa in tutta la sua gravità, ci siamo trovati in tanti a dover gestire una forma di spaesamento pericolosa. Chiusi in casa, senza certezze, era facile farsi catturare da paura e angoscia. Le reazioni sono state diverse: qualcuno si è misurato con l’alta cucina, altri si sono scoperti cinefili, tanti si sono lanciati in call infinite. Noi apparteniamo a quest’ultima categoria. Come state? Che succede in città? Cosa possiamo fare per Milano? Sono queste le domande che ci hanno fatto tutti, designer e professionisti del settore che in quei giorni si stavano preparando per trasferirsi in massa a Milano per il Salone del Mobile, la più importante fiera e design week al mondo. Una manciata di giorni che per noi addetti ai lavori vale un intero anno di lavoro e segna il nostro calendario come un raduno epocale.

L’idea di un’asta charity si è sviluppata velocemente, grazie all’entusiasmo immediato di Cambi e al supporto di Camron, agenzia di comunicazione e PR internazionale. L’Ospedale Sacco, in prima linea nei giorni più difficili e impegnato anche sul fronte della ricerca per fronteggiare la pandemia, ci è sembrato il più ovvio beneficiario della donazione.
Ma è la generosità dei designer che ci ha travolti. Il passaparola si è trasformato in un tam tam potente, e abbiamo avuto richieste per poter donare pezzi fino all’ultimo momento prima di chiudere il catalogo. Mai come in questo momento ci siamo resi conto di quanto questa comunità sia coesa e realmente affezionata a Milano.

Gli aneddoti e le citazioni che possiamo fare sono tanti. Guglielmo Poletti ha deciso di separarsi da un pezzo per lui significativo, un prototipo che teneva in casa, che ha voluto destinare a questa causa anche per un tema di valore affettivo. Humberto e Fernando Campana hanno ricordato il loro affetto per gli italiani spiegando che, come dicono sempre, è l’Italia a avere reso noto il loro lavoro in tutto il mondo – e per questo non potevano mancare. Gli Odd Matter ci hanno risposto con una spontaneità disarmante: “here for the love”, hanno detto in un linguaggio universale.

Quello che ci rende particolarmente orgogliosi è la qualità dei nomi dei designer e degli oggetti selezionati. Nelle pagine del catalogo c’è letteralmente un pezzo di storia del design, tra pezzi che abbiamo visto recentemente nelle più importanti fiere di settore e in libri e magazine specializzati. Anche per i meno preparati è facile imbattersi in qualche nome noto. E chissà che questa non sia l’occasione per scoprire il design da un altro punto di vista: quello di un linguaggio creativo di estrema generosità.
GRAZIE A TUTI!
