Mercoledì 18 ottobre 2023, torna l’Asta Live Design 200 di Cambi Casa d’Aste. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati del design d’autore che, con una raccolta unica di elementi d’arredo firmati dai grandi maestri del Novecento, racconta la storia del mondo del progetto.
Tra gli autori in asta, si distinguono il genio e la creatività di Gae Aulenti, pseudonimo di Gaetana Emilia Aulenti, considerata una dei migliori architetti e designer della sua generazione, lasciando un’impronta indelebile nella storia del design internazionale. Particolarmente dedita al tema dell’allestimento e del restauro architettonico, operando su numerose piazze, nel corso della sua lunga carriera ha vinto numerosi premi, tra cui il prestigioso Premio Imperiale per l’architettura conferito dalla Japan Art Association di Tokyo.
Nata nel 1927 a Palazzolo dello Stella e figlia di Aldo Aulenti, di origini pugliesi, e Virginia Gioia, napoletana di origini calabresi, Gae Aulenti si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1953, dove consegue anche l’abilitazione alla professione.
Gae Aulenti si forma come architetto nella Milano degli anni Cinquanta del Dopoguerra, dove l’architettura italiana è impegnata nella ricerca storico culturale di recupero dei valori architettonici del passato e dell’ambiente costruito esistente che confluirà nel movimento Neoliberty. Nelle sue opere principali Gae Aulenti abbraccia volentieri questo stile che si contrapponeva al razionalismo imperante attraverso il recupero della dimensione artigianale e della ricerca compositiva del dettaglio, che occasionalmente riprendeva elementi del liberty: è proprio a quel periodo che si possono ricondurre la celebre lampada Pipistrello di Gae Aulenti e poi la poltrona a dondolo Sgarsul, come anche il tema floreale alla base della ristrutturazione del Museo D’Orsay di Parigi.
Museo D’Orsay di Parigi
Inizia a lavorare in un’Italia distrutta dalla guerra, dove l’apporto dell’architettura era più che mai incentrato sul recupero storico del passato, ed è anche per questo che, a oltre 80 anni, dirà di odiare ancora le macerie.
Di sé stessa usava dire di vedere la sua architettura in stretta relazione e in interconnessione con l’ambiente urbano esistente, che diviene quasi la sua forma generatrice, cercando, con questo, di trasferire nel suo spazio architettonico la molteplicità e l’intensità degli elementi, che vanno a definire l’universo urbano. E sarà la cifra stilistica di tutta la prolifica carriera di Gae Aulenti designer e architetto, quella consapevolezza che “è dalla forma che passa la comunicazione” e che in nessun caso si possa prescindere dalla tradizione storica e dalle potenzialità dei luoghi stessi.

Gae Aulenti nel negozio Olivetti di Parigi; Domus 452 luglio / 1967, foto di Marchi Rolly. Vista pagine interne
Dal 1955 al 1965 fa parte della redazione di Casabella-Continuità sotto la direzione di Ernesto Nathan Rogers, che le trasmetterà l’importanza di uno sguardo internazionale. “Per me era fondamentale partire per Buenos Aires e prendermi il tempo per passare dalla Bolivia di Che Guevara, conoscere Parigi significava conoscere l’Europa eccetera… Non mi sono mai fermata” racconta Gae Aulenti. Sul fronte universitario è assistente prima di Giuseppe Samonà (dal 1960 al 1962) presso la cattedra di Composizione Architettonica all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, e poco dopo (dal 1964 al 1969) dello stesso Ernesto Nathan Rogers presso la cattedra di Composizione Architettonica al Politecnico di Milano. In quel periodo conosce il giovane Renzo Piano, impegnato ad effettuare una ricerca per la cattedra di Rogers.
Rogers le insegna inoltre che l’architetto deve essere «in primo luogo un intellettuale», e la Aulenti non perderà occasione per affiancare un profondo lavoro di ricerca letteraria, storica, artistica e persino musicale ai suoi progetti di architettura, riuscendo nell’intento di modernizzare con garbo e creare un sistema organico di decorazione e impianto strutturale, in continuità non solo con il passato che valorizza ma anche con le potenzialità del futuro.
«L’architetto» ha dichiarato in un’intervista «deve saper leggere il contesto perché molto spesso le radici sono nascoste e sotterranee. Il saperle riconoscere e farle apparire è il grande lavoro di rilettura storica di un luogo».

Negozio Olivetti di Buenos Aires, foto di Erich Hartmann; Domus 466 settembre / 1968. Vista pagine interne
La formazione professionale di Gae Aulenti prosegue niente meno che con Olivetti, spaziando dall’architettura d’interni, all’arredamento, al design, fino all’allestimento di showroom, mostre e palcoscenici. Del 1965 è la sua celebre lampada da tavolo Pipistrello, disegnata come site specific per lo showroom di Olivetti che realizza contestualmente a Parigi. Poco dopo, per la stessa Olivetti disegnerà lo showroom di Buenos Aires. La collaborazione con la nota azienda produttrice di macchine per scrivere le dà una certa notorietà, tanto che poco dopo Gianni Agnelli la chiamerà per affidarle la ristrutturazione del suo appartamento milanese in zona Brera. Tra i due nasce un’amicizia che durerà per tutta la vita e per gli Agnelli Aulenti concepirà numerosi progetti.
Nel 1972 partecipa all’esposizione Italy: the new Domestic Landscape organizzata da Emilio Ambasz al MoMa insieme a numerosi altri designer e architetti emergenti, tra cui Marco Zanuso e Richard Sapper, Joe Colombo, Ettore Sottsass, Cesare Leonardi, Gaetano Pesce, Archizoom, Superstudio, Gruppo Strum e Gruppo 9999.
Dal 1974 al 1979 è componente del Comitato direttivo della rivista Lotus International, poi fa esperienze artistiche e dal 1976 al 1978 collabora con Luca Ronconi a Prato al Laboratorio di Progettazione Teatrale. Nel 1979 le viene affidata la direzione artistica della Fontana Arte, con cui aveva già collaborato in passato. Vengono prodotte lampade e oggetti d’arredo ancora oggi a catalogo, tra i quali la Lampada Giova (1964), Tavolo con ruote (1980) esposto al Museum of Modern Art e Tavolo Tour (1993).
Serie Locus Solus, Prod. Poltronova, Italia, 1967, in asta da Cambi nel catalogo “Design 200”
Due lampade da tavolo mod. La Ruspa, in asta da Cambi nel catalogo “Design 200”
Tra i collaboratori di maggior rilievo compaiono Piero Castiglioni, Pierluigi Cerri, Daniela Puppa e Franco Raggi. Ha una lunga relazione con Carlo Ripa di Meana, da cui si allontanerà per la sua vicinanza a quello che definirà “craxismo deleterio”. Nel 1984 viene nominata corrispondente dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma, mentre dal 1995 al 1996 è presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2005 costituì, con Marco Buffoni, Francesca Fenaroli e Vittoria Massa, la Gae Aulenti Architetti Associati.

Ago, Filo e Nodo, Piazzale Cadorna
Ogni luogo è «innanzitutto un fatto concettuale», e che si tratti di creare un nuovo accesso alla stazione di Firenze S. Maria Novella, o di ristrutturare lo Spazio Oberdan, la stazione Cadorna e l’antistante piazzale nella sua città d’adozione, o di progettare il nuovo termovalorizzatore di Forlì o il Musée d’art moderne al Centre Pompidou di Parigi, ciascun lavoro di pianificazione dovrà necessariamente unire a una parte analitica di comprensione organica del contesto una controparte sintetica, che se ben fatta potrebbe anche diventare «profetica», ovvero capace di «dare indicazioni che possono valere per gli altri, che devono servire agli altri per apprendere altre cose, come una specie di insegnamento di volontà positiva. L’architettura deve lasciare un segno, un messaggio».

Sono stati innumerevoli e meritatissimi i riconoscimenti per le opere di Gae Aulenti, architetto che ha lasciato fossero i luoghi a definire i suoi progetti e mai il contrario – dal titolo di Chevalier de la Legion d’Honneur conferitole da Mitterand a quello di Cavaliere di Gran Croce, fino all’ultimo, la Medaglia d’Oro alla carriera che ci ha tenuto molto a ritirare personalmente in Triennale, nel 2012, in quella che sarebbe stata la sua ultima uscita.
In una nota ufficiale, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime il cordoglio per la scomparsa dell’Aulenti, ricordandola come: «protagonista di primo piano della storia dell’architettura contemporanea, altamente apprezzata in tutto il mondo per il suo talento creativo e, in particolare, per la straordinaria capacità di recuperare i valori culturali del patrimonio storico e dell’ambiente urbano».
Il 7 dicembre 2012 viene inaugurata ed intitolata a suo nome la nuova grande piazza circolare situata al centro del complesso della Torre Unicredit di Milano.