Fig. 1 – Fortunato Depero, Pagliaccetti, 1918, Olio su tela, cm. 61 x 65. Sul retro, scritta autografa: “DEPERO / PAGLIACCETTI 1918 / L. 500”
Tra i lotti presenti all’asta Live dedicata all’Arte Moderna e Contemporanea di Cambi Casa d’Aste in programma per il 5 luglio 2023, spicca l’iconica opera Pagliaccetti (1918) di Fortunato Depero (vedi fig. 1).
Pittore, scultore, designer, illustratore, scenografo e costumista italiano, Depero (1892-1960) è stato una delle personalità più brillanti e rivoluzionarie del XX secolo. Fu uno dei firmatari del manifesto dell’Aeropittura e rappresentante del cosiddetto Secondo Futurismo. Una mente geniale capace di declinare la sua passione per le arti plastiche in diverse forme e linguaggi espressivi, ed applicarla alla quotidianità della vita.
Ma partiamo dalle origini. Come spiega Paolo Baldacci nella scheda a catalogo che accompagna l’opera (approvata da Maurizio Scudiero, storico dell’arte italiano e principale studioso di Depero), l’artista, suddito dell’impero Austroungarico, alla fine del 1913 aveva lasciato Rovereto con la compagna Rosetta e si era trasferito a Roma, dove sarebbe rimasto a lungo salvo una breve parentesi come volontario al fronte, interrotta da una malattia.
È a Roma che esplode il suo genio, a contatto con Giacomo Balla, con cui concepisce la Ricostruzione Futurista dell’Universo dando vita a incredibili costruzioni e sculture mobili polimateriche e colorate. Il movimento futurista si avvia verso una seconda fase nella quale l’esigenza di un’arte totale aspira ad influenzare molti aspetti dell’esistenza attraverso una radicale trasformazione dell’ambiente: dall’arredo alla moda, dal cinema al teatro, dalla musica alla danza, dal manifesto pubblicitario alla progettazione dell’oggetto d’uso.
Anche Sergej Diaghilev ne intuisce le enormi capacità inventive e gli commissiona lo scenario plastico di flora magica astratta per Le chant du rossignol di Stravinsky, per poi metterlo a fianco di Picasso per creare i costumi e le scenografie di Parade.
“È in quegli anni che Depero incontra e diventa grande amico dell’architetto, scrittore e archeologo svizzero Gilbert Clavel (1883-1927), che gli fa conoscere Capri e Positano e lo ispira con la magia dei luoghi in cui aveva scelto di abitare, antiche torri misteriose aggrappate alla roccia, piene di scale e di sorprese” prosegue Paolo Baldacci.
“Grazie al clima di Capri, ma soprattutto ai suoi tramonti – durante i quali si possono osservare tutte le possibili gradazioni dal giallo al viola – e alla luce diffusa del cielo e riflessa dal mare, Depero scopre tonalità nuove, prima sconosciute. È così che prende forma un nuovo, e per certi versi inedito, approccio cromatico alla realtà, che si traduce in una tavolozza più decisa e allargata nello spettro cromatico.” Spiega lo stesso Maurizio Scudiero nella relativa archiviazione.
Nel corso del soggiorno Depero e Clavel concepiscono i Balli plastici, nei quali i ballerini sono sostituiti da marionette di legno che ballano su musiche d’avanguardia, e che andarono in scena nella primavera del 1918 al Teatro dei Piccoli di Roma.
L’azione era interpretata da marionette dai movimenti rigidi e meccanici che evocavano un magico mondo infantile di sogno, accompagnata dalle musiche d’avanguardia di Alfredo Casella, Gerald Tyrwhitt, Francesco Malipiero e Bela Bartok (col soprannome di Chemenov).
Le danze dei pagliaccetti erano uno dei principali elementi della rappresentazione, evocato anche nel manifesto di Depero, che rappresenta il primo “Pagliaccio” e “L’Uomo dai baffi”. Gli altri protagonisti erano “I Selvaggi [rossi e neri]” (riprodotti sulla copertina del giornale “Il Mondo” del 27 Aprile 1918) e “L’Orso azzurro”, oltre a diverse altre ballerine e animali.
Proprio in occasione della prima dei Balli plastici fu organizzata nel Foyer del teatro una mostra di opere e di progetti relativi all’evento in corso, dove fu sicuramente incluso anche Pagliaccetti. Tra i dipinti realizzati prima dell’aprile 1918, Pagliaccetti è uno di quelli che includono gli stessi elementi scenici che ritroviamo un po’ modificati nell’opera I miei Balli Plastici dell’estate 1918 (vedi fig. 5).
Il riferimento più immediato e vicino all’opera Pagliaccetti, specie per il personaggio centrale, sembra essere il dipinto-cartello pubblicitario (vedi fig. 6) che pubblicizzava lo spettacolo e che Depero ha realizzato in poche copie. “In realtà, però, l’ambiente caprese in guisa di scenografia, ci fa pensare che questo iconico dipinto anticipi e preannunci lo spettacolo proprio in quanto momento di pre-visione del suo progetto scenografico.” Spiega Maurizio Scudiero.
Con questo piccolo capolavoro ci troviamo di fronte al raro caso di un dipinto mai circolato sul mercato. Esso fu infatti acquistato dal nonno degli ultimi proprietari alla mostra milanese di Palazzo Cova nel febbraio del 1921, come attesta l’etichetta autografia sul retro scritta dall’autore, e da allora non è più uscito di casa. Nel 1921 il dipinto aveva tre anni ma era già il documento di una stagione creativa irripetibile: quella di Fortunato Depero a Roma e a Capri tra il 1916 e il 1918, con Balla, Stravinsky, Clavel, Diaghilev e Picasso.