
BAMBINO
bronzo a patina verde
già collezione Vigo
Per noi che viviamo in una società dominata da immagini, è facile visualizzare la scena: siamo a Genova, in Galleria Mazzini, al Caffè degli Artisti, il salotto buono di allora, in una sera di novembre, agli albori degli anni venti del secolo scorso.
A uno dei tavoli siede da solo un uomo maturo, ostenta sicurezza nel suo modo pacato di fumare, di sorseggiare il suo bianco con l’amaro. Il suo nome è Agostino Vigo (1863-1942). Vive a Voltri, una cittadina a ponente, ricca di manifatture, di cantieri navali, di cartiere.
Ricco è anche lui! Deve tutto alla iuta, al commercio dei sacchi di iuta; la guerra conclusa da qualche anno e le forniture per l’esercito regio: una solida avventura commerciale, l’accumulo di una grande fortuna.

TESTA MASCHILE
bronzo a patina scura
già collezione Vigo
Vicino a lui un tavolo affollato di giovani… Ne riconosciamo alcuni: Camillo Sbarbaro, Angelo Barile, Gugliemo Bianchi, Adriano Grande, Eugenio Montale, Francesco Messina e una ragazza giovanissima di nome Esterina.
Le conversazioni animate si incrociano, si parla di arte, di letteratura, le esperienze francesi, le suggestioni di una bohème di provincia tuttavia creativa e vitale.
Ci piace immaginare che sia andata così, che in questo modo sia nata la curiosità del commendatore Vigo verso un mondo tanto estraneo alla rude concretezza degli affari.
È possibile che tra il fumo di questi tavoli Agostino Vigo e Francesco Messina si siano parlati, abbiano stabilito una relazione di stima e di interesse reciproco: la nascita di una piccola collezione privata.
Francesco Messina: un capolavoro ritrovato
Francesco Messina (Linguaglossa 1900 – Milano 1995) nasce con il secolo scorso, il secolo breve, anche se breve non sarà la sua vita di artista, lunga e ricca di soddisfazioni. Oggi è considerato dalla critica come uno dei massimi interpreti della scultura figurativa italiana del Novecento. Dal 1922 inizia a esporre con regolarità alla Biennale di Venezia e partecipa a numerosissime mostre in Italia e all’estero, arricchendo con le sue opere i musei di mezzo mondo.
Ed è proprio alla XV Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, nel 1926, che si volge il nostro sguardo, quando, entrando in un polveroso magazzino genovese, ci troviamo di fronte a una scultura straordinaria. Un capolavoro dell’arte figurativa.
Ci rechiamo a Venezia, all’Archivio Storico della Biennale, e, dopo una emozionante consultazione dei faldoni riguardanti Francesco Messina, apprendiamo che la scultura che ci aveva lasciato senza parole qualche giorno prima è stata esposta in quella edizione della Biennale.
E, consultando la scheda informativa dell’Archivio Storico d’Arte Contemporanea (Venezia, Palazzo Ducale, 1932), leggiamo, tra i possessori delle opere principali di Messina, primo della lista: “Comm. A.Vigo – Voltri”.
Il cerchio si chiude. Si potrebbe parlare delle altre sculture di Messina nella collezione Vigo, ma il tempo è tiranno. Ci attendono altri magazzini polverosi, ci aspettano altre emozioni, forse un altro capolavoro caduto nell’oblio.
Gianni Rossi