La moneta rinascimentale rappresenta il massimo livello di arte e tecnica incisoria. Un vero e proprio oggetto d’arte capace di trasmettere tutto lo spirito di rinnovamento culturale umanistico dell’epoca e la sua conseguente fioritura creativa e artistica.
L’asta “Numismatica | Rinascimento” di Cambi Casa d’Aste, in collaborazione con Crippa Numismatica e in programma per giovedì 25 maggio 2023, offre una minuziosa e ricca panoramica della ritrattistica e della simbologia rinascimentale italiana. Una straordinaria raccolta di 62 monete, selezionate da un raffinato collezionista nell’arco di un trentennio, raffiguranti ritratti, simboli e scene allegoriche di alcune delle maggiori signorie italiane dell’epoca, dagli Este ai Medici, dai Gonzaga agli Sforza, dai Farnese ai Fieschi.
È infatti proprio durante il Rinascimento che le monete tornano a svolgere la loro funzione di comunicazione e propaganda, e sono proprio i grandi duchi che chiamano alle zecche i più bravi incisori dell’epoca per ritrarre i propri volti sulle monete emesse dalle proprie città, prendendo come modello le monete dell’Impero Romano, i ritratti degli imperatori e le figure allegoriche sui rovesci.
Un esempio chiaro in asta è il magnifico Testone (o Quarto) di Ferrara coniato all’inizio del 1500 per Ercole I d’Este (lotto 850), con il suo ritratto al diritto di straordinaria somiglianza, intorno la legenda in latino e al rovescio una figura maschile a cavallo come negli aurei dell’Imperatore Adriano. Secondo lo studioso Philip Grierson dell’università di Cambridge, la raffigurazione del rovescio di questa moneta probabilmente si ispira alla famosa statua equestre commissionata a Leonardo da Vinci dal genero di Ercole, Ludovico il Moro, per farne un gigantesco monumento per celebrare il padre Francesco Sforza. Fu presentato il modello in creta del solo cavallo in grandezza originale, purtroppo però la statua definitiva non fu mai realizzata per le difficoltà avute da Leonardo nel costruire un cavallo alto sette metri che doveva essere rampante e per le avversità politiche che portarono a utilizzare il bronzo destinato alla statua per costruirne cannoni.
Moneta straordinaria è un rarissimo Testone coniato a Modena da Alfonso I d’Este (lotto 882), probabilmente dopo la riconquista della città nel 1527, che ritrae insieme al volto del Duca in tarda età, sul rovescio, la figura del patrono della città, San Geminiano che, in volo, salva un bambino caduto dalla torre della cattedrale. La moneta è di tale straordinaria qualità che sono visibili caratteristiche della finissima incisione solitamente non riconoscibili.
Altra moneta di grande valore è un Testone di Federico II Gonzaga, 1519-1540 databile prima del 1530, quando Federico Gonzaga viene nominato duca dall’imperatore Carlo V, mentre qui è ancora solo marchese di Mantova, come si legge nella legenda. Sul rovescio l’impresa del Monte Olimpo, tra le preferite del duca, perché il monte Olimpo, come cima inaccessibile, era simbolo della grandezza raggiunta dalla casa Gonzaga attraverso vie impervie e grazie all’aiuto della FIDES, che forse non è solo la fede religiosa, ma anche la fedeltà politica all’imperatore (stima 25.000 – 30.000 euro).
Tra le monete più particolari ed inedite in asta, un testone di ALFONSO II D’ESTE, 1559-1597 databile del 1596 (lotto 859). Purtroppo nulla si sa dell’incisore che ha prodotto questa magnifica moneta. Quello che più apprezziamo di questo capolavoro é l’abilità dell’artista nell’aver saputo esprimere, sia nel busto di Alfonso II, che nella rappresentazione dell’aquila estense, tutta la nobile potenza e nello stesso tempo l’anziana stanchezza di uno dei duchi più influenti della sua casata.
Si distingue inoltre per la sua bellezza, un testone di ALFONSO I D’ESTE, 1505-1534 (lotto 852). In questa varietà di testone il duca è raffigurato con una corta barba. La scena raffigurata al rovescio, con la leggenda DE FORTI DVLCEDO (dal forte il dolce), ricorda l’episodio della vita di Sansone che vide uscire dalle fauci di un leone che aveva appena ucciso uno sciame di api e ne mangiò il miele. Molte le interpretazioni che ne vennero date: il serpente sul tronco rappresenterebbe secondo Ravegnani la carestia e la fame che avevano colpito lo Stato di Ferrara e che il duca, come lo sciame di api simbolo di abbondanza, alleviò con importazioni di frumento dalla Puglia.
Molte le firme di grandi incisori che hanno realizzato alcune di queste monete, come il Testone di Firenze di Alessandro de’ Medici, 1532-1537, opera del grande scultore e incisore Benvenuto Cellini (1500-1571), emessa nel 1535. Per la pettinatura di Alessandro questo testone fu chiamato dai fiorentini “riccio” e riporta sul rovescio le figure dei santi Cosma e Damiano protettori dell’arte dei medici e speziali e della famiglia Medici.