La consueta asta di maggio è stata un vero trionfo per il Dipartimento di Arte Orientale della Cambi Casa d’Aste che, con poco meno di 400 lotti, ha totalizzato 4.540.000 euro, commissioni incluse. Vincente è stata la scelta di svolgere, per la prima volta, l’esposizione e l’asta presso la sede di Milano, rendendo la vendita più facilmente usufruibile dai dealers internazionali. Ma non è solo questo; anche la fortuna di trovare pezzi d’eccellenza ha giocato il suo ruolo, grazie alla raffinata selezione curata a monte dall’esperto Dario Mottola. A differenza dei precedenti cataloghi, infatti, è stata operata una scrematura maggiore già al momento degli affidamenti delle opere da inserire, così da poter presentare solo il meglio di ciò che i collezionisti italiani avevano da proporre ai nostri acquirenti. È questo un compito arduo ma necessario a fronte delle nuove tendenze di mercato: il prodotto medio non ha forse più l’appeal di una volta, ma l’interesse per i pezzi rari e di pregio è più vivo che mai.
La difficoltà nel mercato dell’arte orientale non è infatti la vendita, ma la fase di preparazione di un catalogo, che implica il reperimento di opere di alta qualità capaci di solleticare anche i più importanti collezionisti del settore. Possiamo orgogliosamente affermare che la sfida è stata ampiamente vinta. Formula vincente non si cambia; così sul trend delle ultime nostre vendite abbiamo presentato un catalogo esclusivamente per le sculture in corallo. Questo è per noi motivo di orgoglio oramai da due anni a questa parte, essendo Cambi l’unica casa d’aste al mondo in grado di offrire una gamma, numerosa e di qualità, di questi splendidi manufatti. Tra gli altri, ricordiamo – nella vendita svoltasi il 26 maggio – una grande scultura di Guanyin, di 28,5 centimetri e di 1180 grammi di peso, venduta per 31.000 euro, e un gruppo del XIX secolo dall’intenso colore rosso, raffigurante Guanyin e fanciulli, che ha raggiunto i 22.940 euro.Eccellenti sono stai i risultati ottenuti con il catalogo Fine Chinese Works of Art: un grande ruyi scolpito in giada bianca e russet dell’epoca Qianlong (1736-1795), in condizioni perfette, ha totalizzato 300.000 euro.
Notevole è stato anche l’interesse suscitato da un incensiere imperiale in bronzo dorato a guisa di cane di Pho sormontato da quaglia e con innesti in pietre dure, sempre del periodo Qianlong, venduto per 140.000 euro, e un meraviglioso vaso finemente scolpito in giada bianca con motivi d’ispirazione arcaica del XIX secolo, che è stato acquistato per 99.500 euro. Non sono state da meno le porcellane; quelle della Dinastia Qing, e in particolare modo dell’Ottocento, hanno infatti ancora oggi un’attrattiva magnetica sui collezionisti.Questa vendita poteva vantare anche un terzo catalogo esclusivo, dedicato a una unica opera d’arte. Un lotto che ha indubbiamente dominato su tutti gli altri: una rarissima e straordinaria moon flask ottagonale in porcellana bianca e blu, della Dinastia Qing, marca del periodo Yongzheng (1723-1735). Un pezzo unico, realizzato per il palazzo dell’Imperatore.
È estremamente difficile infatti trovare grandi vasi appartenenti al periodo Yongzheng, soprattutto di forma ottagonale; questa forma di fiasca della luna fa parte della ceramica più innovativa del periodo Qing. Il disegno segue il tema degli “uccelli nel paesaggio”, indipendente rispetto alle epoche precedenti – non esistono infatti esempi nel periodo Ming – ma divenuto popolare proprio agli inizi del Settecento. Di vasi simili se ne conoscevano solo due al mondo: uno battuto da Christie’s Hong Kong nel 2010 e l’altro conservato al National Palace Museum di Taipei.
A differenza di questi ultimi tuttavia, la fiasca battuta da Cambi presentava delle rotture sul collo, maldestramente coperte da un restauro che l’esperto Mottola ha deciso di rimuovere per correttezza nei confronti dei compratori, mostrando il vaso per quello che realmente è, senza mancanze ma con evidenti crepe solo sulla bocca. Un occhio inesperto potrebbe pensare: “È un vaso rotto, che interesse potrà mai suscitare?”. Durante la preview dell’asta presso la nostra galleria di Dover Street, questo “vaso rotto” di quasi 48 centimetri è stato vero e proprio oggetto di “pellegrinaggio” e, senza peccare di immodestia, possiamo affermare che è stato la star della settimana dell’arte orientale londinese. I maggiori buyer del mondo, mercanti, collezionisti ed esperti d’arte sono approdati nel nostro spazio e, come in una sorta di contemplazione religiosa, hanno raggiunto l’estasi nel rimirare la nostra moon flask. Hanno passato le ore seduti a un tavolo a ispezionarla in ogni suo dettaglio con torce e lenti d’ingrandimento. Non paghi, sono tornati nei giorni successivi due, tre volte, l’hanno fotografata e, specchio dei tempi, hanno scattato selfie poi inviati agli amici per chiamarli a raccolta. Passeggiando per Bond Street non si è sentito parlare d’altro, sottobraccio tutti stringevano una copia dei nostri cataloghi e noi eravamo riconosciuti come “quelli della fiasca”. Non è stata quindi una sorpresa tornare a Milano e trovarsi sommersi dalle richieste di partecipazione sul lotto; ma da pezzo d’élite qual è, non tutti sono stati ammessi.E finalmente arriva il giorno dell’asta.
Che stesse per succedere qualcosa di grande si intuiva già nelle battute precedenti la fiasca. Tutto lo staff Cambi si era radunato al bancone dei telefonisti e la tensione in sala, all’avvicinarsi del lotto 255, era palpabile. Matteo Cambi batte l’ultimo pezzo della tornata della porcellane, ci siamo, prende un respiro e dice: “Batteremo ora la moon flask del periodo Yongzheng. Ricordiamo che solo gli autorizzati possono partecipare a quest’asta e si prega di munirsi della paletta esclusiva per questa battuta”. Sugli schermi a lato del battitore capeggia già l’immagine della fiasca. Gli spettatori in sala accendono le videocamere dei loro smartphone, mentre una decina di noi allertano al telefono i clienti che sta per cominciare la battuta; giusto il tempo di controllare che tutte le linee siano collegate e si parte. I primi minuti sono un’incalzare di rilanci uno dietro l’altro fino al raggiungimento della cifra di 1.000.000 di euro. Da lì un interminabile attimo di stasi, alcuni compratori mollano la presa, altri aspettano di vedere chi sarà il prossimo a rilanciare, e in quel momento un telefono che fino ad allora era semplicemente rimasto all’ascolto entra in gara, e con solo tre battute diventa il nuovo proprietario dell’ambito vaso.
Il martello batte: “Aggiudicato, è suo complimenti!”, e la sala esplode in un applauso spontaneo. Così la Cambi ancora una volta decreta il nuovo record di vendita con un’opera d’arte orientale: 2.400.000 euro. Il resto è storia, verrebbe da dire. Ma no, noi non ci fermiamo qui. Siamo già al lavoro per la prossima vendita, che si svolgerà il 15 dicembre a Milano, con entusiasmo, passione ma senza presunzione. Quei dieci minuti della mattina del 26 maggio 2015 rimarranno però impressi nei nostri occhi per molto, molto tempo a venire. Nei miei di sicuro.
Bianca Dolfin