Bastoni che Passione
Fabio Noli 2 Febbraio 2021
bastoni da passeggio

Parla dolcemente ma impugna un solido bastone: “andrai lontano”. Il motto, non privo di saggio realismo ed attribuito a Theodore Roosevelt, inquadra a meraviglia una delle molteplici funzioni da sempre legate al bastone: quella dell’autorevolezza e del comando. Senza scomodare l’uomo delle caverne con la sua ben nota clava, i reperti storici e archeologici ci confermano che già nella remota antichità il bastone ere simbolo di potere, sia politico che religioso: il Faraone Tutankhamon, raffigurato con lo scettro e con lunghi bastoni decorati sulla sommità.

bastoni da passeggio
Bastone da passeggio con impugnatura in avorio, Francia, fine XIX secolo

Imperatori, papi e capi tribù, portavano quel segno di distinzione quale privilegio. Lavori solitamente raffinati e di grande pregio, frutto dell’estro di artigiani ed orafi provetti. A partire dal settecento e segnatamente nell’ottocento e nei primi decenni del novecento, il bastone ebbe poi una larghissima diffusione presso tutti i ceti sociali e la produzione si fece eterogenea e quanto mai fantasiosa. Presero così corpo quelli impreziositi da lavorazioni accuratissime e da materiali di pregio, in aggiunta a quelli cosiddetti professionali, animati, a sistema, ossia muniti degli accessori più impensabili e stravaganti, trasformabili in attrezzi vari o perfino in armi da sparo o da taglio.

Bastoni da passeggio inglesi, inizio XX secolo

E che dire dei materiali utilizzati? Per la parte centrale, chiamata fusto, si va dalle molteplici qualità dei legni, all’avorio, ai metalli, ai cuoi lavorati imbottiti piombo, a ossa selezionate, a corna di animali (recentissimo quello del mitico narvalo dei Paesi Nordici). Per i manici, detti impugnature, la scelta era ancora più ricca, con varianti fantasiose ed infinite, frutto dell’estro e dell’inventiva di chi li ideava. Il bastone di bambù di Charlie Chaplin utilizzato per il semplice trastullo. Tanto che, come ebbe a dire Balzac: lo status sociale di una persona era dato dalla foggia del suo Bastone e da come veniva esibito.  Modelli con richiami apertamente o vagamente erotici, tra i quali l’intrigante “bastone da guardone”, munito di un dispositivo sull’impugnatura azionando il quale fuoriusciva dal puntale (parte inferiore) uno specchietto che veniva furtivamente fatto scivolare sotto le sottane di ignare e avvenenti signore.

bastoni da passeggio
Bastone con lunga impugnatura ad elle che accoglie una scultura raffigurante una scena erotica tra uomo e donna contornata da animali
Bastone con grossa impugnatura in avorio raffigurante una donna nuda a cavalcioni di un animale mitologico

Una menzione particolare meritano quelli detti di Arte Popolare, ricavati in genere da essenze ricercate e specifiche, pazientemente intagliati. Come ogni cosa, anche la moda del bastone ebbe  poi una fine. Il declino iniziò dopo la seconda guerra mondiale. Churchill, ne fu uno degli ultimi utilizzatori. Nuovi stili di vita e differenti canoni d’abbigliamento  ne decretarono l’oblio pressoché totale. Perdura invece l’interesse storico-etnografico per antiquari e collezionisti che ne vanno a caccia e li valorizzano, consentendone così la conservazione ed il ricordo. Ma essenziale e pure un’altra innata componente soggettiva, ossia quella che D’Annunzio, esteta senza pari, definì come “l’irrefrenabile attrazione per ogni cosa bella, per quanto inesorabilmente inutile”. Come dire, l’appagamento emotivo anzi tutto, al di là di ogni considerazione di ordine economico.

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Bastone da passeggio con impugnatura in osso, Giappone, fine XIX secolo

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Fabio Noli