Genovese di adozione, Zappa lavorò tutta la vita influenzato dal razionalismo e dai principi del Bauhaus

Nato a Livorno nel 1895 e diplomatosi nel 1921 in disegno architettonico al Regio Istituto Superiore di Belle Arti di Roma, Giulio Zappa fu assunto nel 1922 presso l’Ufficio tecnico del Comune di Genova dove, come collaboratore di Aldo Viale, fu impegnato per tutta la sua carriera di progettista, esercitando parallelamente un’attività esterna, spesso a fianco di Luigi Carlo Daneri. Aperto alle istanze innovatrici internazionali e ai nuovi linguaggi dell’architettura, Zappa nel 1931 si recò a Berlino per al XIII Congresso di Urbanistica. In quell’occasione ebbe l’opportunità di visitare la grande esposizione di edilizia moderna tedesca (Deutsche Bauausstellung), caratterizzata dalle innovazioni progettuali delle costruzioni architettoniche metalliche e dalle moderne finiture del design degli interni.

Tre anni dopo, alla V Triennale di Milano, Zappa trovò modo di applicare le suggestioni di questa cruciale esperienza di aggiornamento linguistico nel progetto di un ”appartamento tipico economico”, realizzato per conto del Comune di Genova all’interno della “abitazione a struttura d’acciaio”, presentata all’interno del parco dal Gruppo degli architetti liguri guidato da Luigi Carlo Daneri e Luigi Vietti. Recependo in maniera puntuale la richiesta di coerenza progettuale tra la standardizzazione della costruzione architettonica e degli interni, Zappa disegnò una serie di arredi che, nella loro radicale ortodossia ai principi del Bauhaus, erano costituiti da elementi scomponibili e sovrapponibili e realizzati con materiali moderni (Eternit e Linoleum), che garantissero durata e igiene.

A tali arredi, ispirati pure ai contenitori modulari standardizzati esposti nel 1925 da Le Corbusier a Parigi, all’interno del padiglione dell’Esprit Nouveau, e prodotti con articolazioni in metallo cromato dalla ditta G.B. Montaldo di Genova, sembrano essersi ispirati i mobili, disegnati da Zappa intorno al 1937, presenti in catalogo. Nella leggerezza, nella componibilità e nella moderna eleganza di tale arredo, rimasto di proprietà della famiglia, si possono infatti riconoscere i richiami ai modelli razionalisti dei casiers standard di Le Corbusier e, in particolare, al cosiddetto Monolocale presentato al Salon d’Automne del 1929 insieme a Charlotte Perriand, autrice a sua volta nel 1926 di una Salle à manger per un appartamento in Place Saint Sulpice, il cui tavolo estensibile rimanda alla sala da pranzo a ponte di Zappa.

Tale tipologia di arredo trova peraltro significativi riscontri anche nella Sala da pranzo trasformabile in stanza di soggiorno, presentata da Mario Labò alla VI Triennale del 1936, nell’ambito della Mostra dell’abitazione. Nei suoi mobili scomponibili in tubolare metallico si riflette infatti la stessa comune predisposizione al rigore funzionale di arredi, concepiti come elementi modulari prodotti in serie. E al pari del progetto di interni di Labò, studiato in modo da rispondere alle esigenze sia di una sala da pranzo, sia di una stanza di soggiorno, anche i mobili di Zappa appaiono essere stati concepiti per una flessibilità di spostamenti e di accostamenti diversi all’interno dello spazio della casa.

Gli arredi di proprietà degli eredi Zappa sono presenti nell’Asta Design200 in programmazione il 23 Marzo.
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