Simbolo di sovranità e magnificenza, le origini della tiara partono da lontano e continuano ad affascinarci ancora oggi. Tradizionalmente considerata un’invenzione del dio Dioniso, il suo utilizzo era inizialmente riservato ai sacerdoti e agli indovini come simbolo di consacrazione e religiosità.
I sovrani persiani furono i primi, invece, a conferirle il significato di potere e sovranità: il re di Persia era solito cingersi la testa con una benda purpurea intessuta di bianco e con le estremità frangiate.

I Romani, al contrario, furono sempre convinti oppositori del nastro bianco utilizzato come simbolo di dignità regia e coloro che lo utilizzavano venivano considerati aspiranti tiranni.
Sarà solo con la nascita del nuovo impero greco-orientale di Bisanzio che rifiorì la tradizione del diadema, e Costantino fu il primo a cingersene il capo.

Nell’opulenta corte di Napoleone la tiara assunse invece il suo tipico splendore, passando da essere una semplice benda decorata ad un incredibile lavoro di oreficeria, tempestato di pietre preziose: Cartier, Chaumet e Boucheron fabbricarono tra le tiare più belle e preziose di sempre.
Nonostante non siano oggetti facili da indossare, le tiare hanno sempre mantenuto un grande fascino per i collezionisti e negli ultimi dieci anni il loro valore di mercato è salito ad un livello che non trova precedenti: le case d’asta di tutto il mondo combattono per offrirle e i collezionisti fanno a gara per aggiudicarsele. Un grande punto a loro favore è la riadattabilità: il 99% delle tiare si può riadattare in un gioiello più facile da indossare, come ad esempio una collana.
Solo nel 2020, Sotheby’s ha venduto il 96% delle tiare proposte, di queste l’83% ha superato la stima massima. Proprio Sotheby’s ad aprile 2021, ha alienato un0importante tiara in perle e diamanti, appartenuta ai Savoia, all’incredibile cifra di un milione e mezzo di euro circa.
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