Superstudio è il nome di un gruppo di architetti (Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Piero Frassinelli, Roberto Magris, Alessandro Magris) che dal 1966 al 1978 ha aggiunto un contributo significativo alla storia del design italiano e mondiale. L’obiettivo ultimo, la forza motrice del gruppo, era quella di trovare spazi di libertà per sperimentare e per sentirsi liberi di provare. Per vivere in un mondo creativo e vero, la loro riflessione era che non bastasse continuare a respirare, bensì servisse la potenza creatrice della reinvenzione continua.

Non un ritorno all’artigianato autarchico, né un’adesione al consumismo insignificante, ma un procedere oltre, verso la creazione di un design di evasione, svincolato da funzionalismo e razionalismo ed ancorato invece alla poesia e al vivere umano per recuperare, oltre alla funzione dell’oggetto, una dimensione contemplativa. L’uomo vive in stanze, senza sorprese: l’introduzione di oggetti poetici in queste stanze mira a scardinare l’apatia e a solleticare tutto l’arco sensoriale (visivo e tattile in primo luogo) per richiamare interesse e ispirare comportamenti consapevoli. Superstudio crea architetture impossibili e , soprattutto, oggetti impossibili da ignorare, ingombranti fisicamente ed emotivamente, da amare e odiare ma sempre orientati a esorcizzare l’indifferenza, a rompere la catena del semplice “respirare regolarmente” per tornare quindi a vivere.
Il Bazaar

Uno dei prodotti più iconici e meno diffusi del gruppo dei Superstudio è il divano Bazaar, una poltrona componibile in vetroresina, rivestita in tessuto colorato sintetico, quasi un tappeto, finalizzato a creare un ambiente nell’ambiente, una zona parzialmente delimitata e riservata a un confronto conviviale. Il Bazaar nasce per ospitare sia l’individuo che il gruppo, con degli schienali alti che proteggono dall’esterno e ti isolano in un ambiente confortevole per discutere e condividere. Impossibile da ignorare e visionario nelle forme, il Bazaar è una scultura casalinga che sorprende e suscita la riflessione in chi la osserva. Il tratto inconfondibile del genio, che ritroviamo anche in questa creazione, si manifesta quando l’osservatore non riesce a distogliere gli occhi da un oggetto che dovrebbe essere semplice: il Bazaar svolge egregiamente il suo compito pratico e, allo stesso tempo, ne assume anche uno più poetico, un ruolo cioè votato all’ispirazione e alla contemplazione.
La maestria dei Superstudio si abbevera di una impostazione che non vede, nella creazione di oggetti, un vezzo ma il fulcro stesso della vita vera, non passiva, svincolata da verità assodate e da limiti funzionali che impongono di vivere una vita appiattita sull’indifferenza. La gioia che trasmette un Bazaar, luogo di vita e di idee, nasce anche da questa lotta all’indifferenza, manifestata sia con la presenza fisicamente ingombrante che con le forme. La Giovannetti, visionaria azienda che ha prodotto il Bazaar, nasce coerentemente con l’idea di creare oggetti in risposta a un bisogno culturale concreto di quegli anni: svincolarsi da un razionalismo legato alla funzione e riconnettersi ad una produzione meno seriale e asettica e più evocativa. Il Bazaar è un urlo di libertà e di insofferenza verso un mondo poco piacevole e che richiede un talismano per canalizzare una positiva energia creatrice per tornare a vivere!

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